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Alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, Irene lascia il "paese del dittatore" dove è nata e cresciuta e si mette in viaggio per "l'altro paese". In perenne movimento tra stazioni grandi e piccole, treni e sale d'aspetto, Irene affronta il passaggio da un luogo familiare a una terra straniera, e la difficoltà di mettervi radici. Con il suo stile secco e tagliente e una narrazione priva di tentazioni sentimentali, in questo romanzo, per tanti aspetti autobiografico, il premio Nobel Herta Müller racconta l'esperienza della fuga dalla dittatura e di un esilio volontario, che non per questo risulta però meno doloroso. Racconta di un'esistenza "slegata", ovvero priva di legami e alla ricerca di un tessuto che le permetta di connettere i momenti sparsi della sua esistenza; degli amori, delle inibizioni, di nostalgie e ricordi di una donna di trentacinque anni "non più giovane", che vive tra i confini.